Come leggere l’etichetta di una bottiglia di vino

Pubblicazione: 7 maggio 2025

Una bottiglia si sceglie con gli occhi - ovviamente - prima ancora che con il palato: l’etichetta, in questo processo, è senz’altro protagonista. Imparare a leggerla non richiede competenze da enologo, solo un po’ di attenzione (e di passione).

Ci sono etichette che puntano su nomi fantasiosi, altre che danno più spazio alla storia della cantina o a sigle e certificazioni. Alcune sono affollate di dettagli tecnici, altre non rivelano nulla oltre il minimo indispensabile. E poi ci sono le etichette che, con una sola parola, evocano un luogo, una stagione, un modo di lavorare. Leggerle bene significa avvicinarsi al vino con più consapevolezza, evitare scelte casuali e magari scoprire qualcosa in più su chi lo ha prodotto e sul perché abbia scelto di raccontarlo proprio così.

Nome del vino e produttore

Il nome del vino può essere evocativo, poetico o strettamente legato al vitigno o alla zona. A fare la differenza, però, è più che altro il nome dell’azienda che lo produce. Le grandi cantine possono rassicurare, ma non sempre sono in grado di stupire. I piccoli produttori, al contrario, spesso nascondono storie interessanti e vini che meritano fiducia. Se il nome non ti dice nulla, cerca online. Scoprirai subito se dietro c’è un progetto serio o solo marketing ben confezionato.

Denominazione e classificazione

DOP, DOC, IGT: la sigla in etichetta racconta la relazione tra il vino e il suo luogo di origine. DOC (Denominazione di Origine Controllata) e DOP (Denominazione di Origine Protetta, che comprende sia la DOC sia la DOCG - Denominazione di Origine Controllata e Garantita) seguono regole precise su zona, vitigni e metodi di produzione. IGT (Indicazione Geografica Tipica) e IGP (Indicazione Geografica Protetta) lasciano più libertà al produttore. Questo non è necessariamente un male: ci sono vini eccellenti che scelgono di uscire dai disciplinari per esplorare strade diverse.

L’importanza dell’annata

L’annata indica l’anno della vendemmia, non quello di imbottigliamento. Non è solo un dato cronologico, ma una traccia per i più esperti che già sanno come è andata quella stagione: un’estate torrida, un settembre piovoso, un raccolto scarso ma di qualità. I vini giovani – come molti bianchi, rosati e rossi freschi – vanno bevuti entro pochi anni. I vini da invecchiamento raccontano il tempo con più profondità: qui l’annata può essere una vera chiave di lettura. Alcune sono memorabili, altre discrete.

Gradazione alcolica, formato, lotto

La gradazione alcolica dice molto su struttura e intensità. Un vino con 14% o più sarà ricco, corposo, spesso adatto a piatti decisi. Un bianco o un rosato più leggero, tra 11 e 12%, sarà più agile e facile da bere.

Il formato influisce sulla conservazione. Le bottiglie grandi invecchiano meglio perché l’ossigeno incide meno sul contenuto. Ma per una degustazione quotidiana, il classico formato da 0,75 litri resta la scelta più pratica. Il numero di lotto è utile soprattutto per la tracciabilità: se un vino ha un difetto evidente, quel numero è la prima cosa che guiderà i controlli del produttore.

Indicazioni aggiuntive

Molte etichette riportano anche i vitigni usati, la tecnica di vinificazione, eventuali certificazioni biologiche o vegane, e altre informazioni tecniche. Alcune bottiglie comprendono anche un QR code per accedere a contenuti digitali, schede tecniche o video. Sul retro, a volte trovi un testo più discorsivo. Alcuni lo usano per raccontare il vino, altri per dare indicazioni su temperatura di servizio e abbinamenti. Non sempre è affidabile, ma può offrire qualche spunto.

Cosa non troverai mai scritto in etichetta

Un’etichetta non ti dirà se il vino è buono. Non ti parlerà di chi l’ha vendemmiato sotto il sole di settembre, né delle fasi di cantina. E non ti dirà se ti piacerà davvero. Ma saprà darti qualche indizio per capire da dove viene, come è stato trattato, che stile ha. L’etichetta non è un codice da decifrare con rigore, ma una traccia da seguire. Chi la legge con attenzione si avvicina al vino con uno sguardo più consapevole. Non serve sapere tutto. Basta imparare a farsi le domande giuste, e non lasciarsi confondere dalla superficie.

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