Ci sono vini che lasciano il segno, e non sono sempre e per forza i vini più famosi o i più premiati, ma quelli che raccontano un luogo in modo diretto, senza filtri. La Puglia ne custodisce molti, ma ce ne sono almeno tre che meritano un posto nella memoria (e nella cantina) di chiunque ami il vino. Rossi intensi, bianchi minerali, uve autoctone che resistono al tempo e alla moda. Scopriamoli insieme!
Primitivo di Manduria
È il nome che viene in mente per primo quando si parla di vino pugliese. E per ottime ragioni! Il Primitivo di Manduria nasce in un angolo assolato della provincia di Taranto, dove il clima caldo e i terreni argillosi regalano uve ricche, mature, cariche di zuccheri e struttura.
Nel calice si presenta con un colore rubino profondo, profumi di frutta rossa, spezie dolci, a volte una nota di cacao o liquirizia. In bocca è avvolgente, pieno, caldo. Ma la sua forza non è solo l’intensità: quando è ben fatto, ha equilibrio, finezza e una certa freschezza che lo tiene in piedi.
Da provare con carni saporite, formaggi stagionati o – perché no – anche con un pezzo di cioccolato fondente.
Negroamaro Salento IGT
Meno immediato del Primitivo, più schivo, ma non per questo meno profondo. Il Negroamaro è l’altro grande rosso pugliese, con una personalità più scura, più balsamica, quasi introversa.
I profumi si muovono tra mora, amarena, macchia mediterranea e spezie. Il sorso è compatto, sapido, a volte appena ruvido. Ma è proprio questa sua vena terrosa a renderlo interessante. Un vino che racconta la Puglia più autentica.
Si abbina bene a piatti della tradizione, come le orecchiette al ragù, la parmigiana di melanzane, gli arrosti di carne.
Fiano di Puglia IGT
Un bianco pugliese che sorprende. Il Fiano, originario della Campania, trova in Puglia una nuova espressione: più solare, più rotonda, ma sempre capace di freschezza.
In questa regione, spesso non viaggia da solo. Può essere vinificato in purezza oppure unito ad altri vitigni come la Malvasia Bianca o il Sauvignon, dando vita a interpretazioni più aromatiche e contemporanee. È il caso del Ficheto della Masseria Borgo dei Trulli, che mescola queste tre uve in un bianco profumato, equilibrato, perfetto per la tavola estiva.
Nel bicchiere rivela profumi di fiori bianchi, frutta a polpa gialla, erbe aromatiche. Al gusto è sapido, con una buona struttura e una chiusura appena mandorlata.
È il vino giusto per chi pensa che la Puglia sia solo terra di rossi. Perfetto con antipasti di mare, crudi, risotti delicati e formaggi freschi.
Tre vini, tre storie, tre modi diversi di raccontare la Puglia. Non è una classifica, né un podio: è solo un invito a conoscere meglio una regione che nel vino ha trovato una delle sue voci più vere. E se è vero che il gusto è personale, ci sono bottiglie che vale la pena incontrare almeno una volta. Poi magari anche una seconda!